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Tagliare sui tagli di Filippo Grasso - ven 03 mag 2013, 11:45 [Categoria: Notizie]
La legge 14 gennaio 2013, n. 10 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani), è stata emanata nel mese dell’anno in cui “si affilano” le motoseghe in vista del gran finale della stagione delle potature. Al di là di molti buoni propositi e dichiarazioni di intenti, tuttavia, la nuova norma – nella quale è comunque bene riporre le massime aspettative – non ha fornito particolari spunti operativi, soprattutto per quanto riguarda la conservazione del patrimonio arboreo esistente.
Per quest’anno, le potature invernali sono ormai terminate e, come tutti gli anni, si è assistito all’ennesimo scempio, all’ennesma inutile mutilazione di massa che ha compromesso l’architettura vegetale di numerosi alberi d’alto fusto, sparsi in tutta la regione e, c’è da scommetterlo, in tutto il Paese. Oltre che inutili, questi interventi sono dannosi perché danneggiano irrimediabilmente la forma degli alberi e pericolosi in quanto favoriscono l’insorgenza di patogeni fungini agenti di carie, capaci di indebolire – talvolta in modo subdolo perché poco o per nulla visibile – le strutture portanti degli alberi. Oltre al danno paesaggistico, quindi, si assiste all’aumento della propensione al cedimento di alberi o porzioni di questi e, quindi, alla diminuzione della sicurezza per i fruitori delle aree pubbliche e private.

Piano e regolamento del verde
Sebbene la legge 10/2013 non fornisca nuovi strumenti di intervento per quanto concerne la gestione dei singoli soggetti arborei, è bene sottolineare come l’articolo 6 della norma richiami la necessità per regioni, province e comuni – ciascuno nell’ambito delle proprie competenze – di adottare “misure per la formazione del personale e l’elaborazione di capitolati finalizzati alla migliore utilizzazione e manutenzione delle aree”.
Un periodo che rischia di passare inosservato tra gli otto articoli di cui si compone la legge, ma sul quale è bene puntare l’attenzione nell’ottica del miglioramento della gestione degli alberi d’alto fusto. Di fatto, la legge, pur con i limiti finanziari che impone, richiama la necessità di introdurre strumenti volti a una migliore gestione del verde esistente: come interpretare questo principio se non attraverso la formazione degli operatori e l’elaborazione di opportuni piani e regolamenti del verde? I primi possono assumere la forma di censimenti vegetazionali semplificati ma pur sempre sufficienti a gestire in modo puntuale il patrimonio verde pubblico, mentre i secondi costituirebbero il riferimento tecnico-prestazionale di ogni futuro appalto pubblico. Per tradurre in pratica quanto indicato in questi strumenti, tuttavia, è necessario che:
• gli strumenti siano snelli e di facile comprensione (soprattutto in campo), rigorosi ma privi di eccessivi spunti accademici;
• l’eventuale mancato rispetto di quanto previsto nei regolamenti/capitolati sia effettivamente sanzionato.

La cultura come investimento
Occorre investire in cultura del verde, divulgare le tecniche corrette, sradicare dalla mente la tanto diffusa idea che una pianta si rinforza in modo proporzionale al legno asportato con le potature. Una pianta ben potata non deve (quasi) mostrare segni di interventi cesori, come si può apprezzare nelle immagini del medesimo abete prima e dopo la potatura.

In ogni caso, con tutta probabilità, rendere obbligatoria la progettazione delle potature negli ambiti privati è ancora prematuro; tuttavia, l’applicazione di tecniche arboricolturali corrette nel verde pubblico contribuirebbe a conservare il patrimonio esistente a tutto vantaggio delle generazioni future. La penuria di risorse economiche che affligge gli enti pubblici non deve costituire un alibi per affidare i servizi di potatura a imprese poco qualificate o perseguire nell’indizione di deleterie gare al massimo ribasso. Talvolta su molti soggetti – la consulenza di un dottore agronomo o di un dottore forestale può aiutare a individuarli – è meglio non effettuare alcun intervento manutentivo: oltre alle economie generate, che consentirebbero di investire di più e meglio sui soggetti che richiedono cure colturali, i risultati paesaggistici possono essere notevoli.

Selezionare le migliori azioni da intraprendere può rivelarsi un ottimo investimento di lungo periodo, capace di garantire risultati molto superiori a una potatura generalizzata di tutti i soggetti. I rendimenti passati, tuttavia, non sono indicativi di quelli futuri: tutto dipende dal consulente scelto e dalla lungimiranza dei proprietari degli alberi da gestire. L’improvvisazione, anche in questo campo, può mandare in fumo interi patrimoni vegetali in una sola stagione.





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